“La santità non consiste in atti avventurosi di virtù, ma nell’amare insieme con Lui”.
Benedetto XVI
Spesso pensiamo alla santità
come a qualcosa da “conquistare” con grandi sforzi e imprese
titaniche.
In realtà, come ci ricorda Benedetto
XVI “la santità, non consiste
nel compiere imprese
straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel
fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti”. (Udienza 13 aprile 2011)
Un altro equivoco relativo al
concetto di santità è quello che nasce dalla convinzione che questa chiamata
non sia frutto di un cammino ma una realtà
legata ad un certo genere o stile di vita.
Possiamo testimoniare che, pur
vivendo in un Monastero di clausura, e quindi anche custodite da tante provocazioni o distrazioni, anche
per noi, la strada per la santità non è affatto scontata e non la si ottiene
una volta per tutte o solo perchè indossi l’abito
religioso…
E’ e resta un dono ma questo dono chiede che tutta la nostra libertà
sia messa in gioco. La nostra vita
di religiose è tutta intrecciata da questo continuo richiamo della nostra
libertà a consegnarsi nelle mani di un
Altro. Infatti nessuna di noi è qui perché costretta o perché non aveva altro
da fare…è qui perché chiamata e
convocata dal Signore a condividere, con altre sorelle, lo stesso desiderio, la stessa meta, lo stesso
cammino. Di fatto proprio come avviene in una famiglia: ci si incontra, si decide di percorrere la
strada insieme, nella gioia, nel dolore, nella salute e nella malattia,
per sempre!
E anche noi, come in una famiglia,
siamo chiamate a riscoprire continuamente il dono che è l’altra/o per me, senza definire troppo
prima: “Ti conosco,
so che carattere hai, non cambierai!...ecc”. La vita
di strette relazioni che viviamo potrebbe e può portarci a dare per scontato
tante cose. Ci conosciamo bene, a volte ci riconosciamo addirittura dai passi… senza vedere la sorella,
ma dobbiamo comunque e
sempre rimanere aperte al “mistero” che è l’altro/a per me. Perché
Dio, come è capace di cambiare il mio
cuore, sarà certamente in grado di trasformare e rinnovare anche quello
della mia consorella!
Ma rimane la questione: come
possiamo percorrere la strada della santità, rispondere a questa chiamata?
Posso farlo con le mie forze?
La risposta è chiara: una vita
santa non è frutto principalmente del nostro sforzo, delle nostre azioni, perché è Dio che ci rende santi, è
l’azione dello Spirito Santo che ci anima dal di dentro, è la vita stessa di
Cristo Risorto che ci è comunicata e che ci
trasforma.
Come ci ha indicato il
Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla Chiesa: “I seguaci di Cristo, chiamati da Dio non secondo le loro opere,
ma secondo il disegno della sua grazia e giustificati in Gesù Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti
veramente figli di Dio e compartecipi della natura
divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio,
mantenere nella loro vita e perfezionare la santità che hanno ricevuta” (ibid.,
40)
Ma, come dicevamo prima,
Dio rispetta sempre la nostra
libertà e chiede che accettiamo questo dono e
viviamo le esigenze che esso comporta, chiede che ci lasciamo trasformare
dall’azione dello Spirito Santo, conformando la nostra
volontà alla volontà
di Dio.
La nostra vita di Carmelitane è totalmente dedicata alla preghiera e all’ascolto della Parola di Dio, e questo non vuol dire essere “esentate dalla vita”, anzi! Siamo dentro la vita più che mai, ma con dei criteri chiari e non “sballottate” dalle onde delle opinioni, delle mode o del sentito dire dall’ultimo social…
Le relazioni tra noi, imparare ad
ascoltarci, imparare a gioire delle gioie dell’altra, il rispetto della diversità
della sorella, sono tutte occasioni
preziose per stare sulla strada buona. Ma occorre decidere sempre di nuovo!
Come può avvenire che il nostro modo di pensare e le nostre
azioni diventino il pensare e l’agire con Cristo e di Cristo? Di nuovo il Concilio Vaticano
II precisa e ci dice che la “santità cristiana non è altro
che la carità pienamente vissuta”.
Allora si tratta
“semplicemente” di vivere! Ma non di vivere “alla giornata, così come viene…”.
Ma vivere come ci invita a fare
Sant’Agostino: “Viva sarà la mia vita tutta piena di Te” (Confessioni, 10,28).
E’ possibile, e non solo a noi
religiose, vivere tutto quello che ci accade avendo negli occhi e nel cuore un
modo nuovo e vero, quello che Gesù ci ha
testimoniato: amando!
E Sant’agostino viene ancora
in nostro aiuto quando dice: “Ama e fa’ ciò
che vuoi”. E continua: “Sia che tu
taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga,
correggi per amore; sia che perdoni,
perdona per amore; vi sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può
procedere se non il bene” (7,8: PL 35).
Certo tutto questo non sarà sempre
facile e immediato ma rimanendo in ascolto della Sua Parola e attingendo ai Sacramenti, che sono la
possibilità concretissima di ottenere i tesori della Sua grazia, sarà possibile non sbagliare strada.
Sentiamo vero per noi e per tutti l’invito di Benedetto XVI quando dice: “Mi sembra che questa sia la vera semplicità e grandezza della vita di santità: l’incontro col Risorto la domenica; il
contatto con Dio all’inizio e alla fine del giorno; seguire, nelle decisioni, gli “indicatori stradali”
che Dio ci ha comunicato, che sono solo forme di
carità.
Il nostro ordine Carmelitano è costellato da tante figure di Santi che continuano ad essere i nostri “indicatori stradali”. Ma ci sono anche i santi semplici, cioè le persone buone che si presentano nella nostra vita, che forse non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vivono la verità della fede. Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è la più sicura certezza del cristianesimo e il segno di dove sia la verità.
Chi sa che qualcuno di questi santi semplici non sia proprio accanto a noi, nella nostra comunità, nella nostra famiglia?
Le sorelle del Carmelo di Crotone