CATECHESI IN PREPARAZIONE AL CONVEGNO MONDIALE DELLE FAMIGLIE


“La santità non consiste in atti avventurosi di virtù, ma nell’amare insieme con Lui”.

Benedetto XVI


La famiglia è sempre più al centro dell'attenzione della Chiesa soprattutto in questi ultimi decenni. Un’attenzione materna che la Chiesa manifesta anche oggi esortando tutto il popolo di Dio e quindi ciascuno di noi a rispondere alla propria chiamata alla santità. Papa Francesco sottolinea spesso che “Dio non chiama tutti, in maniera generica e anonima, ma rivolge a ciascuno una personale chiamata”. Non ci sono dunque chiamate di serie A o di serie B ma tutti siamo invitati a riscoprire quel dono che nel Battesimo ci è stato fatto e che forse troppe volte dimentichiamo di considerare proprio come dono, come regalo!

Spesso pensiamo alla santità come a qualcosa da “conquistare” con grandi sforzi e imprese titaniche.

In realtà, come ci ricorda Benedetto XVI “la santità, non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti”. (Udienza 13 aprile 2011)

Un altro equivoco relativo al concetto di santità è quello che nasce dalla convinzione che questa chiamata non sia frutto di un cammino ma una realtà legata ad un certo genere o stile di vita.

Possiamo testimoniare che, pur vivendo in un Monastero di clausura, e quindi anche custodite da tante provocazioni o distrazioni, anche per noi, la strada per la santità non è affatto scontata e non la si ottiene una volta per tutte o solo perchè indossi l’abito religioso…

E’ e resta un dono ma questo dono chiede che tutta la nostra libertà sia messa in gioco. La nostra vita di religiose è tutta intrecciata da questo continuo richiamo della nostra libertà a consegnarsi nelle mani di un Altro. Infatti nessuna di noi è qui perché costretta o perché non aveva altro da fare…è qui perché chiamata e convocata dal Signore a condividere, con altre sorelle, lo stesso desiderio, la stessa meta, lo stesso cammino. Di fatto proprio come avviene in una famiglia: ci si incontra, si decide di percorrere la strada insieme, nella gioia, nel dolore, nella salute e nella malattia, per sempre!

E anche noi, come in una famiglia, siamo chiamate a riscoprire continuamente il dono che è l’altra/o per me, senza definire troppo prima: “Ti conosco, so che carattere hai, non cambierai!...ecc”. La vita di strette relazioni che viviamo potrebbe e può portarci a dare per scontato tante cose. Ci conosciamo bene, a volte ci riconosciamo addirittura dai passi… senza vedere la sorella, ma dobbiamo comunque e sempre rimanere aperte al “mistero” che è l’altro/a per me. Perché Dio, come è capace di cambiare il mio cuore, sarà certamente in grado di trasformare e rinnovare anche quello della mia consorella!

Ma rimane la questione: come possiamo percorrere la strada della santità, rispondere a questa chiamata? Posso farlo con le mie forze?

La risposta è chiara: una vita santa non è frutto principalmente del nostro sforzo, delle nostre azioni, perché è Dio che ci rende santi, è l’azione dello Spirito Santo che ci anima dal di dentro, è la vita stessa di Cristo Risorto che ci è comunicata e che ci trasforma.

Come ci ha indicato il Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla Chiesa: “I seguaci di Cristo, chiamati da Dio non secondo le loro opere, ma secondo il disegno della sua grazia e giustificati in Gesù Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò realmente santi. Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere nella loro vita e perfezionare la santità che hanno ricevuta” (ibid., 40)

Ma, come dicevamo prima, Dio rispetta sempre la nostra libertà e chiede che accettiamo questo dono e viviamo le esigenze che esso comporta, chiede che ci lasciamo trasformare dall’azione dello Spirito Santo, conformando la nostra volontà alla volontà di Dio.

La nostra vita di Carmelitane è totalmente dedicata alla preghiera e all’ascolto della Parola di Dio, e questo non vuol dire essere “esentate dalla vita”, anzi! Siamo dentro la vita più che mai, ma con dei criteri chiari e non “sballottate” dalle onde delle opinioni, delle mode o del sentito dire dall’ultimo social…

Le relazioni tra noi, imparare ad ascoltarci, imparare a gioire delle gioie dell’altra, il rispetto della diversità della sorella, sono tutte occasioni preziose per stare sulla strada buona. Ma occorre decidere sempre di nuovo!

Come può avvenire che il nostro modo di pensare e le nostre azioni diventino il pensare e l’agire con Cristo e di Cristo? Di nuovo il Concilio Vaticano II precisa e ci dice che la “santità cristiana non è altro che la carità pienamente vissuta”.

Allora si tratta “semplicemente” di vivere! Ma non di vivere “alla giornata, così come viene…”. Ma vivere come ci invita a fare Sant’Agostino: “Viva sarà la mia vita tutta piena di Te” (Confessioni, 10,28).

E’ possibile, e non solo a noi religiose, vivere tutto quello che ci accade avendo negli occhi e nel cuore un modo nuovo e vero, quello che Gesù ci ha testimoniato: amando!

E Sant’agostino viene ancora in nostro aiuto quando dice: “Ama e fa’ ciò che vuoi”. E continua: “Sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; vi sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene” (7,8: PL 35).

Certo tutto questo non sarà sempre facile e immediato ma rimanendo in ascolto della Sua Parola e attingendo ai Sacramenti, che sono la possibilità concretissima di ottenere i tesori della Sua grazia, sarà possibile non sbagliare strada. Sentiamo vero per noi e per tutti l’invito di Benedetto XVI quando dice: “Mi sembra che questa sia la vera semplicità e grandezza della vita di santità: l’incontro col Risorto la domenica; il contatto con Dio all’inizio e alla fine del giorno; seguire, nelle decisioni, gli “indicatori stradali” che Dio ci ha comunicato, che sono solo forme di carità.

Il nostro ordine Carmelitano è costellato da tante figure di Santi che continuano ad essere i nostri “indicatori stradali”. Ma ci sono anche i santi semplici, cioè le persone buone che si presentano nella nostra vita, che forse non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vivono la verità della fede. Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è la più sicura certezza del cristianesimo e il segno di dove sia la verità.

Chi sa che qualcuno di questi santi semplici non sia proprio accanto a noi, nella nostra comunità, nella nostra famiglia?

                                                                                        Le sorelle del Carmelo di Crotone