Arcidiocesi

Arcidiocesi di Crotone e Santa Severina

Descrizione della Comunità Diocesana

INFORMAZIONI GENERALI

Una Diocesi «è una porzione del popolo di Dio affidata alle cure pastorali del vescovo, coadiuvato dal suo presbiterio, in modo che, aderendo al suo pastore, e da questi radunata nello Spirito Santo per mezzo del Vangelo e dell’eucaristia, costituisca una Chiesa particolare nella quale è presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica» (Concilio Ecumenico Vaticano II, Cost. Christus Dominus, 11).

Arcidiocesi di Crotone - Santa Severina
Provincie di estensione: Crotone e Catanzaro
Comuni: 33
Parrocchie: 77
Superficie: 1.884,93
Abitanti: 186.613
Famiglie: 68.767

Clero diocesano: 100
Clero religioso: 22
Diaconi permanenti: 23
Comunità religiose maschili: 6
Comunità religiose femmimili: 20

Monasteri: 1
Ordo Virginum: 1

Cenni storici

Storia dell'ARCIDIOCESI di CROTONE SANTA SEVERINA

Le origini del cristianesimo nel Crotonese vanno certamente collegate al passaggio di San Paolo dalla Calabria, non tanto perchè Paolo sia passato da Crotone, quanto perché quel viaggio non è altro che un’eco dei frequenti e fecondi scambi culturali, commerciali e umani esistenti, da tempi remoti, tra Grecia e Calabria. A ricordo di questi scambi ed incontri, la tradizione vuole che predicatore del Vangelo a Crotone e primo Vescovo della città sia stato proprio un ateniese e un discepolo di Paolo, Dionigi l’Areopagita. È il segno che il Vangelo nelle terre del crotonese giunge attraverso questo tipo di contatti, favoriti dalla posizione naturale e dalla grande tradizione culturale di Crotone. Durante il V secolo compaiono i primi nomi di vescovi, storicamente documentabili: Maiorico nel 494, Flaviano nel 537 e soprattutto Iordanes, che Papa Vigilio, nel 551 nomina accanto a se a Costantinopoli, nella sofferta questione dei “Tre Capitoli”. Iordanes si schiera coraggiosamente con il papato, contro le pretese cesaropapiste del potente Giustiniano.
Questo vescovo proviene dagli splendori del Vivarium di Cassiodoro ed è durante questa permanenza che compone due opere storiche: la “Romana” e la “Gotica”, pregevoli per la forza di sintesi. La diocesi di Crotone viene nominata più volte nell’Epistolario di Gregorio Magno: nel 592 il Papa era intervenuto perché i cristiani di Crotone, con l’aiuto di Giovanni, Vescovo di Squillace, scegliessero dal loro seno un uomo saggio, come vescovo della loro Chiesa.
Nel 596, sempre Papa Gregorio stanzia una forte somma per il riscatto di numerosissimi cittadini di Crotone, caduti nella schiavitù dei Longobardi, durante una terribile razzia alla città.
Dal 553 al 1060 circa la città di Crotone è nella sfera bizantina, a livello politico. A livello strettamente ecclesiale, invece, continuerà a dipendere da Roma fino al 756 poi passerà all’obbedienza di Costantinopoli. I vescovi di Crotone sottoscrivono i grandi concili orientali: Pietro nel 670, Teotimo nel 787 al II Concilio di Nicea, Niceforo poi sarà l’unico vescovo calabrese ad essere ammesso al Concilio dell’869 a Costantinopoli, durante la questione foziana, perché era stato tra quelli che “laboraverunt er certaverunt pro verbo veritatis”.
Durante la lotta iconoclasta, le terre del crotonese saranno provvidenziale rifugio per moltissimi monaci in fuga dall’Oriente. Giungono così nelle nostre terre preziose e venerate Icone della Vergine: Madonna Greca, Madonna d’Itria (volgarizzazione di Odigitria), Madonna di Capocolonna. Le mire politiche e strategiche dei bizantini trasformeranno radicalmente la situazione ecclesiastica delle nostre terre durante il secolo IX. I Bizantini infatti creano di sana pianta la Diocesi di Santa Severina (l’antica Siberene, latinizzata in Severina e infine bizantizzata in Santa Severina). Sotto l’imperatore Leone VI (886-916) Santa Severina viene addirittura elevata alla dignità di Metropoli, con le piccole diocesi suffraganee di Umbriatico, Cerenzia, Isola, Belcastro, Strangoli e S. Leone. Crotone si ridurrà così praticamente alla sola città, continuando a dipendere da Reggio.
I Bizantini ameranno molto Santa Severina, ne fanno fede la Chiesa del Pozzoleo e soprattutto il famoso Battistero. Verso il 1060 la città di Crotone passa sotto i Normanni, che tentano di imporre una veloce latinizzazione, incontrandovi però dure resistenze. Soprattutto la zona di S. Severina si oppone. Cosicché il rito, la lingua e la cultura greca rimasero vive nel crotonese per altri due secoli ancora.
Permane così forte il ruolo che le Chiese di Calabria hanno sempre svolto: essere terra di ponte, di collegamento tra la Chiesa greca e la Chiesa latina. Il vescovo Giovanni è autorizzato da papa Onorio III il 9 aprile 1217 a celebrare il “utraque lingua” e Nicola di Durazzo è scelto nel 1264 per una missione particolare presso l’imperatore di Costantinopoli, proprio per la sua profonda conoscenza della lingua greca e latina.
Si registra in questo periodo l’importante visita di papa Callisto II in Calabria e a Crotone in particolare, dove, nel gennaio 1122, celebra un Sinodo conclusivo della sua attività in terra calabra.
La riforma Forense, per opera di Gioacchino da Fiore, produsse fecondi frutti nelle due diocesi: S. Maria di Altilia, S. Maria Nova di Caccuri, S. Angelo in Fringillo a Mesoraca e S. Maria delle Terrate a Rocca di Neto, furono celebri monasteri, al centro di un rinnovamento spirituale e sociale.
Non mancarono vivaci figure di santi: S. Luca di Melicuccà, vescovo ad Isola dal 1090 al 1114, famoso per le guarigioni, vicinissimo ai poveri e “dolce e suadente nella parola”; il beato Policronio, monaco greco, poi vescovo di Cerenzia (1120); il beato Matteo da Mesoraca (1530) francescano, fondatore e riformatore di diversi conventi; il ven. Dionigi Sacco da Petilia, che dalla Francia, ov’era confessore di regine, portò una venerata reliquia della S. Spina, fondando l’omonimo convento; frà Andrea da Crotone (1571), laico cappuccino e frà Domenico Reace (1620), nel convento della Marinella a Crotone.
La diocesi di Santa Severina vanta poi la tradizione dei papi: S. Antero di Petilia, S. Zosimo di Mesoraca e S. Zaccaria di S. Severina. Si aggiungono le celebri figure del cardinale di S. Sevrina, Giulio Santoro (1566-1582) che vi fondò il Seminario e salvò da sicura rovina il monachesimo greco; Antonio e Giovanni Matteo Lucifero, vescovi di Crotone che ricostruirono la Cattedrale; Francesco Anguirre, che partecipò con sapienti discorsi al Concilio di Trento; Cristoforo Bororal (1578), con un cuore d’oro per i poveri; Niceforo Milisseno Commeno (1635), saggio intermediario tra Roma e Costantinopoli; Girolamo Carafa che fonda nel 1664 il Seminario di Crotone. Sono solo cenni di grandi figure di vescovi che hanno illustrato le sedi di Santa Severina e Crotone.
Tristi vicende ebbero da superare entrambe le chiese durante il periodo aragonese (1435-1503) e spagnolo (1503-1734): malgoverno centrale, fiscalismo esagerato, prepotenza impunita dei baroni, delittuose imprese dei banditi, azioni terroristiche dei pirati, frequenti terremoti (una ventina dal 1500 ad oggi). La “Cassa Sacra” impoverì ancor di più le due diocesi, a vantaggio della classe nobiliare.
Il decennio francese portò un fecondo, anche se drammatico, scrollame. Caddero istituzioni superate, ma sparirono anche organismi protettivi come le “Chiese ricettizie”. Tra le cose crollate, vi furono anche 5 piccole diocesi della nostra zona (Belcastro, Cerenzia, Strangoli, Umbriatico), divenute parrocchie della diocesi di Santa Severina. Isola invece fu aggregata a Crotone. È l’inizio di quel processo di allargamento della diocesi di Crotone, culminato nel 1979, con il decreto “Quo aptius”.
Frequenti furono i sinodi sia nella diocesi di Crotone sia nell’arcidiocesi di Santa Severina, svolgendo un importante ruolo di verifica pastorale, aggiornamento giuridico, rinnovamento del clero e dei laici.
Un grave danno alle due Chiese lo portò la soppressione di molti conventi, in seguito alle leggi “eversive” piemontesi. Pregevolissime opere d’arte, soprattutto nei piccoli centri, furono destinate all’incuria e all’abbandono, oltre ai diretti negativi influssi sull’azione pastorale. Con Mons. Pujia, vescovo sapiente e zelante di S. Severina, inizia nel 1925 l’unione “in personam”, dell’Arcidiocesi di S. Severina con la diocesi di Crotone, che viene dichiarata immediatamente soggetta alla S. Sede. La situazione rimane invariata anche con il nuovo vescovo Antonio Galati, mentre Crotone ebbe nuovamente il suo vescovo in Mons. Pietro Raimondi, dal 1946 al 1971. Mons. Giuseppe Agostino (1974) univa nuovamente “in personam” le due antiche diocesi, per un fecondo cammino insieme. Con decreto della S. Congregazione dei Vescovi, a firma del Card. Bernardino Gantin, il 30 settembre 1986 è avvenuta la “piena unione” delle diocesi di Crotone e Santa Sevrina, con la denominazione di “Arcidiocesi di Crotone – Santa Severina”. Primo arcivescovo della nuova arcidiocesi è mons. Giuseppe Agostino

Il Sinodo Diocesano

IL SINODO DIOCESANO
Il 29 ottobre 1984 mons. Giuseppe Agostino, Pastore sollecito e Maestro illuminato di questa Chiesa, indiceva il Sinodo – che iniziava come interdiocesano – nella Cattedrale di Santa Severina, per un serio confronto con la parola di Dio nello specchio del Vangelo e del Concilio Vat. II.

I temi fondamentali sono stati:

1) la nostra Chiesa fra passato e futuro;

2) l’Evangelizzazione nella nostra Chiesa (la Parola);

3) la Liturgia;

4) la Comunione;

5) la Missione.

Il Sinodo, ormai Primo della nuova Arcidiocesi, si concludeva il 30 giugno 1989 nella Basilica Cattedrale di Crotone con una solenne Concelebrazione, cui partecipava insieme al Clero, ai Membri sinodali ed alle rappresentanze di tutte le Parrocchie, l’Ecc.mo Episcopato Calabro.