Carissimi fratelli e sorelle nel Signore,
affido a questo testo la missione di portare a voi tutti il mio primo saluto e anche quella, certamente più difficile, di provare a comunicarvi i sentimenti che abitano il mio cuore in questi ultimi giorni nei quali sono venuto a conoscenza della scelta del Santo Padre di nominarmi pastore dell'Arcidiocesi di Crotone-Santa Severina.
Pur nella rapidità e nella complessità degli eventi che si stanno realizzando nella mia vita, penso di poter individuare nella mia interiorità almeno tre sentimenti fondamentali: lo stupore, il timore e la responsabilità.
Avverto un grande stupore per la scelta di Dio che è caduta su di me e mi ha raggiunto attraverso il discernimento ecclesiale. Si tratta di una disposizione del mio animo che nasce dalla considerazione del coraggio di Dio che ancora una volta ha voluto darmi fiducia affidandomi un ministero caratterizzato da grandissime responsabilità pastorali, spirituali e umane. Nella preghiera di questi giorni mi hanno accompagnato le parole di S. Paolo il quale nel suo epistolario più volte ha individuato la sorgente ultima della sua vocazione apostolica nella misericordia divina. Sono certo che anche la mia vocazione al ministero episcopale sia nata dalla misericordia di un Dio che scommette sulla miseria umana per farla fiorire con la sua grazia. Riprendendo il noto motto pontificio, posso dire che, miserando et eligendo, sono stato chiamato al ministero episcopale e, proprio per rispondere a questa scelta divina, mi sento profondamente chiamato ad un servizio ecclesiale sorretto dalla misericordia come architrave fondamentale.
Lo stupore, che nasce per la fiducia accordatami dal Signore e dalla comunità ecclesiale, è accompagnato da un sentimento vivo di timore che nasce da una semplicissima domanda interiore, che può essere espressa così: sarò in grado di essere Vescovo? Sarò capace di portare il peso di un’autorità così importante pet la vita ecclesiale? Ricordo perfettamente che domande simili mi si sono presentate anche nei giorni della mia formazione in seminario e particolarmente nei mesi che hanno preceduto la mia ordinazione sacerdotale, quando ho riflettuto lungamente sulla mia capacità di rispondere alle variegate esigenze che oggi si pongono a chi vive il ministero presbiterale. Anche questo mio sentimento ha trovato una luce nelle parole di S. Paolo che, scrivendo la sua seconda lettera ai Corinti, ha ricordato ai cristiani di quella comunità una consapevolezza che ha animato tutto il suo servizio ecclesiale: quando il Signore chiama qualcuno al servizio apostolico, lo rende idoneo offrendogli una specifica capacità e un’idoneità ministeriale che nasce dalla grazia. Questa verità, che ha già illuminato profondamente la mia vita di prete, costituisce anche la motivazione fondamentale per la quale, immediatamente e senza tentennamenti, ho risposto positivamente alle parole del Nunzio che mi esprimeva il desiderio del Santo Padre. Quindi, posso dire di essere certamente intimorito da quello che mi aspetta ma non sono in nessun modo schiacciato dalle paure perché mi fido totalmente della potenza abilitante della grazia di Dio e anche perché sono convinto di essere chiamato a servire una Chiesa particolare che è bellissima e ricca di tanti doni.
Da ultimo, voglio menzionare anche il senso vivo di responsabilità che avverto chiaramente in questi giorni. Lo stupore per l’azione di Dio che mi ha chiamato e il timore per la grandezza del compito affidatomi sfociano nella responsabilità che nasce dal desiderio di non sciupare la fiducia divina riposta in me, di non vanificare la misericordia di Dio e la grazia che mi è stata concessa. Consapevole di questi grandi valori in gioco, cercherò di essere un pastore in cammino verso una misura alta di ministero, un Vescovo che è disposto a consumare totalmente la sua vita per il Signore e per la Chiesa. Sono infatti consapevole del fatto che il primato della grazia non sia in alcun modo compatibile con la superficialità o la mediocrità, perché esso, al contrario, chiede a tutti coloro che operano a servizio di Dio di tirare fuori il meglio di se stessi, perché il dono della grazia di Dio sia conosciuto ed effettivamente fruito nella vita dei credenti.
Fratelli e sorelle, quasi in una sorta di partage, vi ho aperto il mio cuore in una prima condivisione che si approfondirà nei giorni e negli anni che verranno. Attendo con gioia il giorno nel quale potrò incrociare direttamente il volto della mia nuova comunità diocesana, consapevole che il dono di un nuovo pastore costituisce un grande segno della tenerezza e della premura di Dio per un territorio segnato da tante opportunità e tante sfide.
Giunga a tutti voi il mio caloroso saluto che volentieri rivolgo a S. Ecc.za Mons. Graziani, ai presbiteri, ai diaconi, ai consacrati, ai seminaristi, a tutti i laici, alle autorità civili e militari e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che vivono nel contesto della nostra Arcidiocesi. Sono certo che pregherete per me e che i nostri Santi Patroni intercederanno per noi perché in tutto sia glorificato il nome Signore. Vi benedico tutti.
Angelo Panzetta, Arcivescovo eletto di Crotone-Santa Severina