da Redazione - 28/12/2025 20:12
In
uno di quei sogni dell'anima, che assomigliano più alla memoria che al riposo,
mi ritrovo sulla riva di un lago sospeso tra questo mondo e l'altro. Un luogo
dove la vita e la morte si sfiorano senza toccarsi, dove il tempo rallenta e
ogni cosa appare per ciò che davvero è. Allungo lo sguardo verso l'orizzonte e,
per la prima volta, rivedo un Natale che forse ho sempre custodito dentro di
me. Non so se, in futuro, avrò la stessa lucidità nel ricordarlo; per questo
sento il bisogno di lasciarne traccia per i miei cari: parole che siano come un abbraccio,
forse l'ultimo, ma vero e intenso.
Cari
miei,
per
tanti anni ho atteso il Natale con la leggerezza dei giorni pieni di vita. Aspettavo
le luci alle finestre, il profumo dei dolci, i regali da scartare, una partita
a carte, la gioia semplice di una famiglia riunita. Ero felice delie piccole
cose, che sembravano scontate. Forse lo erano davvero.
La normalità è un miracolo che comprendiamo sempre troppo tardi. Oggi i miei
passi sono più lenti, e quando il corpo rallenta, il cuore impara a vedere più
nitidamente. Non temo il domani. Mi dispiace solo per ciò che avrei potuto
donare e non ho donato, per ciò che avrei potuto fare e non ho fatto. Il tempo
insegna questo: non a temere la fine, ma a riconoscere il valore di ogni gesto
che nasce dal cuore.
Alla
fine del lago, ora vedo chiaramente la dignità e la sofferenza di chi mi cammina
accanto. Riconosco la bellezza dei gesti piccoli e spesso trascurati: uno sguardo
che finalmente vede, una carezza data a chi è solo, un pasto caldo condiviso,
un abbraccio sincero che non chiede nulla. Voi che siete ancora giovani avete
un dono prezioso: potete essere buoni adesso, nel quotidiano, nelle vostre
case, nelle vostre relazioni. Vorrei che questo Natale illuminasse non solo la
stella del vostro presepe, ma soprattutto i vostri cuori. Per chi crede, è la
luce di una nascita che ha cambiato il mondo; per tutti, è un invito a
rinascere nella cura reciproca. Che sappiate accendere luce dove manca, calore
dove c'è freddo, parole gentili dove la vita ha graffiato, e continua a
graffiare.
Non
servono miracoli lontani: basta un gesto di rispetto verso chi è diverso, una
mano che solleva chi è caduto, un seme di speranza affidato alla terra del
mondo.
Senza
incenso.
Solo
con l'amore.
Solo
con la presenza.
Solo
con la cura.
E
se un giorno non sarò più qui a condividere con voi questi momenti, ricordate
questo: vivere con dignità, con gentilezza, con coraggio. Rialzarsi sempre, anche
quando la vita pesa, come chi porta la propria piccola croce e sceglie comunque
di andare avanti. Possa ognuno di voi superare le incomprensioni e trovare
nella propria famiglia calore e gioia condivisa.