NATALE DEL SIGNORE 25 DICEMBRE 2025 CASA CIRCONDARIALE DI CROTONE


“ANDARE E TROVARE”

L’Arcivescovo di Crotone-Santa Severina, Mons. Alberto Torriani, ha celebrato la S. Messa di Natale nella Cappella della Casa Circondariale di Crotone dove è stato accolto dal Vice Comandante Francesco Caruso, dal Cappellano don Oreste Mangiacapra, dal Garante comunale Leo Sulla, dagli agenti della Polizia Penitenziaria e da numerosi detenuti che hanno offerto al Presule un crocifisso artigianale in legno ed un dipinto della Madonna di Capo Colonna. Durante la celebrazione eucaristica, officiata unitamente a don Francesco Cardace e don Valerio Prestia, l’Arcivescovo si è soffermato su una particolare frase del Vangelo di San Luca: «Andiamo, dunque, fino a Betlemme…», aggiungendo: «Andarono, senza indugio… e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino». Questa semplice locuzione, andare e trovare, oggi diventa una strada per tutti noi. “Andare senza indugio” – ribadisce Mons. Torriani - non è la corsa dei forti, non è la prepotenza di chi travolge gli altri, non è l’orgoglio dei potenti che possono tutto. I pastori non sono i vincenti della storia: sono uomini della notte, della fatica, spesso ai margini, gente guardata con sospetto. Eppure sono loro a compiere il gesto più libero: si mettono in cammino. Nel giorno della nascita del Salvatore non serve rimanere chiusi in sé stessi, ma bisogna cominciare a camminare, soprattutto in un luogo come il carcere, per vincere la rassegnazione, il cinismo e la rassegnazione. “Andare” può voler dire chiedere scusa dove è necessario o chiedere aiuto senza vergogna; può voler dire riprendere un percorso, rialzarsi ogni giorno e non lasciarsi rubare la dignità. Il secondo verbo “trovare”, in un carcere, ha un sapore speciale perché tante cose sembrano ormai perdute: tempo, fiducia, legami, rinascita personale. Eppure il Vangelo osa dire: si può trovare. Trovare un motivo per non odiare. Trovare una luce in una giornata uguale alle altre. Trovare una dignità che nessuno può togliere. Trovare qualcuno da amare ancora in modo vero. Trovare la fede, o ritrovarla, come un filo sottile che tiene insieme l’anima quando tutto sembra perduto. Ecco allora il doppio binario: si va senza indugio per trovare, e quando si trova davvero, allora si può andare in modo nuovo. Perché trovare il Bambino significa incontrare un Dio che non ti umilia ma ti rialza; un Dio che non cancella la giustizia, ma apre la strada alla conversione. Mons. Alberto Torriani un pensiero lo ha rivolto anche chi lavora in carcere: al direttore, al Comandante. agli agenti della polizia penitenziaria, agli operatori, agli educatori, al personale sanitario, ai volontari. Anche per loro il Vangelo parla di “andare senza indugio” e di “trovare”. Perché il loro servizio, spesso logorante e poco riconosciuto, è fatto di passi quotidiani: vigilare, custodire, contenere ciò che ferisce, prevenire il peggio, mantenere l’ordine. Ma c’è un modo in cui questo lavoro diventa ancora più umano e più grande: quando, senza cedere alla durezza o all’abitudine, si continua a credere che dentro ogni persona possa esserci un varco, un frammento di bene che non è morto e una possibilità che non si vede subito perché tarda ad arrivare. L’Arcivescovo ha concluso l’omelia, chiedendo al Signore una grazia concreta, per ognuno: che oggi nasca almeno un passo “senza indugio” e almeno un “trovare” vero, piccolo ma reale. Perché se oggi troviamo il Bambino, allora anche qui può cominciare qualcosa che nessuna sbarra o cancello può impedire: la libertà interiore dei figli di Dio, la pace che viene dall’essere guardati con misericordia e la forza di ricominciare.