In una Piazza Campo colma di gente, L’arcivescovo Angelo ha presieduto la celebrazione eucaristica durante la quale Serafino Parisi è stato ordinato vescovo di Lamezia Terme. Accanto a mons. Panzetta, come vescovi consacranti, il predecessore di Parisi, ora vescovo di Nicosia, mons. Schillaci e Claudio Maniago, arcivescovo metropolita di Catanzaro - Squillace.
Presenti i vescovi e una folta rappresentanza del Clero calabrese.
Durante la sua sua omelia, mons. Panzetta, ispirandosi all’immagine biblica del roveto ardente, ha spiegato che ciò che avviene durante un’ordinazione episcopale è opera dello Spirito Santo, che accende il cuore di coloro che accolgono la Parola evangelica, come dice anche il canto del Veni creator, antico inno di invocazione dello Spirito Santo che apre la liturgia dell’ordinazione.
“La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi” dice il profeta Isaia. Un invito a scommettere sull’intervento salvifico di Dio in un momento particolarmente critico della storia del popolo d’Israele. Questa Parola invita a scorgere nella celebrazione dell’ordinazione episcopale un momento in cui Dio si manifesta in modo salvifico.
Il ministero apostolico del vescovo trova il suo senso nel suo riferimento al mistero di Cristo. Chi lo riceve è inviato a lasciarsi trasformare in uno strumento vivo a disposizione dell’opera salvifica di Dio in Gesù. Quando il vescovo annuncia il vangelo è Gesù che ci parla in lui, quando il vescovo esercita la guida della comunità è il segno della cura di Gesù per la sua chiesa, il segno dell’amore viscerale di Dio per i suoi figli.
Essere uno strumento vivo di esortazione, ricostruzione, risurrezione, dopo un tempo nel quale tutti ci siamo sentiti come in esilio. Un vescovo è, lui per primo, uno che ha fatto l’esperienza di essere rimesso in piedi dalla consolazione, e per questo è segno autorevole per chi ha bisogno di essere rimesso in piedi.
L’apostolo Paolo ci aiuta a capire, inoltre, che il mistero pasquale di Cristo fa sì che questa consolazione non sia un ritorno nostalgico al passato, ma uno sguardo lanciato in avanti, profeticamente, verso il futuro. Un ministro di Dio è chiamato ad essere segno profetico della capacità di Dio di rinnovare ogni cosa con la forza della croce di Cristo. Il ministero ecclesiale deve essere “cruciforme”: credenti capaci di guardare in profondità il presente rivolti al futuro.
Essere un vescovo cruciforme che porta le stigmate dell’amore di Dio, testimoniando la sua consolazione a tutti coloro che incontra: ecco l’augurio che mons. Panzetta ha rivolto al nuovo vescovo di Lamezia.
Il vangelo che è stato proclamato durante la celebrazione (Luca, capitolo 10), ha continuato monsignor Panzetta, ha ribadito che siamo chiamati, oggi più che mai, ad essere chiesa missionaria e ogni vescovo è chiamato ad essere un missionario. La pandemia ha contribuito ad aprirci gli occhi: siamo una chiesa ancora troppo introversa, arroccata su temi, linguaggi, consuetudini che non hanno più molto da dire al mondo contemporaneo. La sfida avvincente è quindi quella di essere una chiesa capace di uscire, come da tempo le chiede il Papa Francesco.
Al termine della celebrazione, il nuovo vescovo ha voluto dire grazie al Signore e alla comunità di Santa Severina, che lo ha visto crescere umanamente e nella fede, grazie a tante figure sacerdotali che hanno servito con dedizione la gente di Santa Severina.
Mons. Parisi non ha mancato di spendere parole molto decise contro ogni guerra e in favore della ricostruzione di relazioni profonde, significative, come quelle che per tanti anni è stato possibile creare a Santa Severina attraverso tante iniziative culturali di cui la comunità ecclesiale è stata animatrice.
Il nuovo vescovo di Lamezia ha voluto ripercorrere la sua vicenda ecclesiale, i suoi formatori, le parrocchie servite come parroco, il Seminario Teologico di Catanzaro e l’Istituto Teologico Calabro, dove per più di trent’anni mons. Parisi ha insegnato Sacra Scrittura.
Rivolgendosi alla comunità diocesana di Lamezia, in modo particolare al suo Presbiterio, il nuovo vescovo ha espresso il desiderio di voler contribuire alla costruzione di relazioni ecclesiali significative, perché è come soggetto ecclesiale, non tanto come singoli, che siamo chiamati a offrire la nostra testimonianza cristiana.
Monsignor Parisi ha concluso il suo ringraziamento con una bellissima immagine. L’asciugamano con il quale è stato raccolto il crisma versato sul capo di mons. Parisi è frutto del paziente lavoro di sua mamma, che era sarta. In quell’oggetto semplice ma prezioso, ricamato ad arte, mons. Parisi ha visto la sintesi di tutto una vita, quella dei suoi genitori, donata per i propri figli. Con lo stesso spirito di dedizione e di servizio, don Serafino ha auspicato di poter vivere il proprio ministero episcopale nella chiesa lametina.