Famiglia e ospitalità


Fino a qualche tempo fa la Radio nazionale mandava in onda una simpatica trasmissione dal titolo provocatorio: “Questa casa non è un albergo”. L’intervistatore, con l’aiuto di Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva, riusciva a tirar fuori i problemi dalle nostre case, quei problemi legati alle risposte “strane” che i giovanissimi e i giovani danno a genitori molte volte bisognosi di corsi orientati all’apprendimento del mestiere più difficile dl mondo, quello di fare i genitori.


Se lì emergeva un’ospitalità malata, ancor meglio un fare l’ospite in modo patologico, in ben altro modo il tema dell’ospitalità e il ruolo dell’ospite è stato illustrato nel corso dell’incontro tenutosi presso la parrocchia di S.Rita in Crotone il giorno 1 ottobre ultimo scorso.

Una traccia di studi ontologica, ne’ improntata ad una ricerca condotta sotto la cifra echeggiante studi di Morale o di Pastorale, è stata offerta al Gruppo del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, più brevemente MEIC, e al Convegno Maria Cristina di Savoia, entrambi di Crotone, nel corso di un pomeriggio di riflessione successivo alla concelebrazione della Messa da parte del Parroco di questa, Don Tommaso Mazzei, e del relatore dell’evento, Don Francesco Spadola, Assistente del Gruppo MEIC di Crotone.

Il titolo scelto per l’incontro , “Famiglia e ospitalità”, annunciava le problematiche delle relazioni familiari alla luce di alcune tematiche di riferimento delle due associazioni: l’ospitalità per il MEIC e la famiglia per il Convegno di Cultura “Maria Cristina di Savoia”.

Il pubblico è stato sorpreso dalla scelta della pista di riflessione adoperata dal relatore, che, prese le distanze da altre possibili piste di studio, ha aperto i lavori affermando che una delle dimensioni costitutive dell’uomo, ancor prima della reciprocità, è la simmetria, che permette di offrire all’altro la possibilità di esprimersi e condividere qualcosa. Ha proseguito poi dando al pubblico alcuni punti fermi di riflessioni, riferibili ad un unico fil rouge, qui di seguito dispiegato.

Esprimendosi all’altro, lo si accoglie e al contempo si diventa suo ospite. Le Scritture sono fatte di tale trama di relazioni: “Ecco io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Così la simmetria si trasforma in reciprocità e ospitalità; nasce da qui un atteggiamento di apertura alla vita, di fede nella vita, che precede la fede nel Trascendente. Un essere ospitale può suscitare in chi viene ospitato un pensiero, quello che la propria esistenza vale la pena di essere vissuta e vale la pena anche mettersi in discussione. La messa in discussione di se stessi, come l’interrogarsi sui propri pregiudizi, sui principi educativi cui ci ispiriamo da genitori, sullo stile di vita coniugale che viviamo, può essere una maniera di accedere ad un autentico incontro con se stessi e con l’altro, seppur alla presenza di tante difficoltà, di tanti malintesi.
E’ stato palese per il pubblico comprendere che il risvolto di tale percorso nelle dinamiche familiari diventa a tal punto foriero di autentiche novità, in grado di permetterci vere e proprie sanificazioni della famiglia, che spesso si palesa come una realtà malata e che tale dinamica passa attraverso l’accoglienza, di cui l’uomo fa esperienza sin dal concepimento, e del fare spazio all’altro.

Anche la cabala ebraica parla di zim zum – ha sottolineato con forza il relatore – è segno del ritrarsi di Dio, del suo autolimitarsi per fare spazio alla creazione, ai suoi ospiti, a noi.

Presupposti e conseguenze di tale prospettiva restano la capacità di incontrarsi e quella di camminare insieme.
Un percorso inatteso di studi e conoscenze ha così varato la ripresa della formazione delle due associazioni crotonesi, che hanno optato per un’azione congiunta, presupposto per le future attività che ognuna delle due vorrà avviare nel rispetto della singola tipicità di ciascuna di esse.