di don Pietro Paletta
Aprile nome antico, vetusto e sempre nuovo che sa di apertura, di bocciolo nel vecchio ramo che si apre alla vita in odore nell’aria e poi lentamente maturando in sapori di frutti.
Un proverbio dice: aprile fiorisce e maggio ne ha l’onore. Tempo fa una bimba venne tra noi, si chiamava Avril (Abril) era venuta da una terra lontana, dalla fine del mondo, dall’Argentina. Piccola sgambettante e noi l’abbiamo vista aprirsi alla vita. Veramente scoppiettava nei vicoli del nostro ameno paese. Che la vita le si apra sempre portando fede al suo nome! E' l’augurio ad una ragazzina cresciuta in mezzo a noi ed ora aperta all’avventura della vita. Abril che sboccia nell’amore della vita.
Chissà noi quando saremo aperti al gemito della vita, il gemito dello Spirito nella nostra carne. Noi siamo Cristiani adottati in Cristo nel suo Spirito. Lo Spirito di Gesù che spirò in croce alitando su di noi il dono della sua vita e soffiò su di noi da Risorto perché non viviamo più nel nostro io indifferente e soffocato ma per aprirci al respiro della convivialità; viviamo insieme conviviali perché la vita è un convito che non si può vivere da soli. In questo tempo di pandemia, quanto desideriamo la convivialità, questo esserci in presenza e non a distanza, nelle piazze e non in piattaforma virtuali.
In Aprile in questo mese otto volte su dieci celebriamo la Pasqua, che è Resurrezione, elevazione a vita nuova. Una volta un penitente nella sua confessione pasquale terminò col dire “Padre, non ho altro da dichiarare”. Siamo sempre davanti alla nostra coscienza e davanti a Dio come in dogana: “avete qualcosa da dichiarare?”. Il nostro essere a posto per poter passare il confine nello spazio della nostra misura: l’importante è essere a posto, persone perbene, e inseguire il perbenismo!
In cuor nostro, nel cuore di Dio non si sta come in dogana ma in una continua apertura di amore, nello sconfinamento della Misericordia che ha il sapore del perdono. Perché in Dio e in noi vale quanto vogliamo amarci. Amare è l’unico verbo che si coniuga all’infinito (Don Tonino Bello). Non si finisce mai di amare e sempre al presente. L’importante è ripartire.
Ad ogni Domenica di Pasqua viviamo l’esperienza travolgente nella testimonianza di una donna di nome Maria, Maria di Magdala. Nel suo mattino ancora buio si reca al sepolcro. Anche i nostri mattini sono ancora bui, perché nei nostri giorni non guardiamo oltre il nostro naso, il perimetro della nostra vita grigia e opaca.
In quel mattino di Maria due angeli vestiti di luce sussurrano “non cercate tra i morti Colui che è vivo. Egli non è qui. E’ Risorto!”. Gli Angeli che discendono, portano dall’alto echi di misericordia, bisbigli di amore.
I piedi di Maria correvano all’impazzata, il cuore correva più dei piedi. I piedi di Maria o i piedi degli Angeli? Forse sono i piedi di Gesù che ancora corre nell’annuncio. I primi Cristiani venivano chiamati “Quelli della via”. Così Pasqua, oggi e sempre è una consegna, un impegno, perché Gesù per primo si è consegnato a noi. E La staffetta è sempre quella del Vangelo “portare il Vangelo al mondo intero” grida Papa Francesco “a tutte le periferie vicine e lontane”. Viviamo da Cristiani impegnati, i nostri piedi sono l’augurio di quest’anno nel volere ripartire.
In Aprile “ogni ramo nasconde parole a centinaia oh! Cerca di capire”! Linfa di Dio, cuore di Gesù, amano la primavera di ogni nostra vita. Sii tu, Gesù, la nostra primavera e facci germogliare: è Pasqua!
A tutti, ai vivi e ai morti, ai vicini e ai lontani, a tutti noi poveri peccatori, Buona Pasqua. Cristo è Risorto!