Nel Santuario tenuto dai Frati Minori è conservata dal '600 l'opera lignea di frate Umile da Petralia, punto di riferimento della religiosità cutrese. La pregevolissima opera d'arte ha un caratteristica che la rende unica: il volto del Crocifisso, capace di trasmettere, a seconda del punto di osservazione, una molteplicità di espressioni. Una catechesi sulla Passione, fissata nel legno e consegnata alla devozione del popolo cristiano. padre Giovanni Aitollo, Parroco di Cutro, nella sua introduzione, si sofferma sulla storia e sul valore religioso dell'immagine del Crocifisso.
Il paragone con il dialogo umano ci fa capire tanto della preghiera. Il livello di conoscenza interpersonale determina la profondità del dialogo: così anche la preghiera è un termometro della profondità del nostro rapporto con Dio.
Inoltre, così come la persona, nel dialogo, è totalmente coinvolta, in tutte le sue dimensioni, così anche nella preghiera: l'intera persona è coinvolta.
La differenza sta, però, nel fatto che la preghiera è una relazione nella quale Dio si rende disponibile, si china sull'uomo per incontrarlo: ogni preghiera è un evento di grazia.
Anche nella bibbia la preghiera è descritta come un evento dialogico. I grandi personaggi dell'antico testamento sono persone "cercate" da Dio. Il primo atteggiamento nella preghiera, nella bibbia, è l'ascolto, la disponibilità ad ascoltare: "L'ascolto vale più di un sacrificio" (1Sam).
La preghiera, inoltre, chiede la disponibilità a riconoscere un Dio che è presente, che è nella storia. Non si parla a un Dio lontano, rinchiuso nel passato.
Nel nuovo testamento la preghiera ricapitola queste caratteristiche, ma ricentrate nella dimensione trinitaria, pienamente rivelata a noi in Gesù. Quando si prega si entra in dialogo con la famiglia trinitaria. Attraverso la preghiera di entra nella vita stessa del Dio trinitario, si fa esperienza del Dio di Gesù. Pregare, per il cristiano, è adorare il Padre, in Cristo, per mezzo dello Spirito Santo.
La preghiera cristiana è un evento ecclesiale: il cristiano prega nella consapevolezza che il suo essere parte del Corpo di Cristo, che è la Chiesa, lo immette nella comunione con Dio. Ecco perché l'Eucaristia è considerata la preghiera per eccellenza.
Questa forte caratterizzazione comunitaria della preghiera cristiana, però, non mette in secondo piano la dimensione personale. Il dialogo intimo, personale, che la persona vive nella preghiera è prolungamento della preghiera comunitaria.
Abbiamo, come creature, il "dovere" di riconoscere e lodare Dio, ma la preghiera è oltre il dovere: è un'esigenza dell'amore, che scatta quando si attiva il legame tra fede e preghiera: la fede mi fa riconoscere Dio presente nella storia e così si accende in noi il bisogno della lode, della preghiera.
Paradossalmente, il silenzio è il vertice della comunicazione. Una realtà da riscoprire, non come assenza di comunicazione, ma come comunicazione per eccellenza: accoglienza, riconoscimento dell'altro.
Dal grembo del silenzio di generano le parole. La prima parola della comunicazione nei confronti di Dio è dare parola a lui: "parla Signore, il tuo servo ti ascolta". La preghiera non è riversare le nostre parole su di lui, non è parlare a noi stessi.
Dio ci parla in tanti modi: attraverso la natura, attraverso gli altri, attraverso gli eventi e le vicende. Ma un posto privilegiato resta quello occupato dalla Parola di Dio, criterio per discernere il suo parlarci attraverso tutte le dimensioni della vita.
Vi è una circolarità tra preghiera e vita. Un incontro amante con il Signore nella preghiera, se autentico, non può che incidere anche nel nostro rapporto con la vita, con le persone, con la storia. Viceversa, la vita incide sul nostro modo di pregare e nutre il nostro rapporto con Dio. Così la preghiera non è più soltanto un aspetto della nostra vita, isolato dal resto. La preghiera è chiamata a farsi vita e la vita a diventare preghiera.
Gesù ha insegnato il rapporto che esiste tra preghiera e perdono. Se ci sono legami spezzati o muri innalzati di fronte ad altri, quando la preghiera non nasce da una vita in cui non si cerca la riconciliazione, sarà una preghiera impedita. Camminare nella preghiera significa, quindi, camminare nella costruzione della pace.
Gesù ha insegnato l'importanza di "chiudersi nella propria stanza" è cercare Dio nella solitudine, con coraggio e perseveranza.
Gesù ha insegnato a pregare "nel suo nome", cioè nella mediazione del Figlio, ma anche entrare in sintonia con Gesù e il suo rapporto con il Padre.
Gesù ha insegnato il valore dell'umiltà per la preghiera. Nell'orgoglio non si può pregare, perché l'orgoglioso ha già il proprio Dio: se stesso.
Gesù ha insegnato la preghiera come sinfonia: pregare con "un cuore solo e un'anima sola".
Gesù ha insegnato a pregare con fiducia: non si tratta, pregando, di convincere Dio a farci del bene, ma di imparare a fidarci di lui, che ci vuole bene.
Gesù ha insegnato a pregare sempre, senza stancarsi: essere perseveranti, ogni giorno, con appuntamenti costanti. Portare, inoltre, lungo tutta la nostra giornata, la "memoria di Dio". Vivere sempre alla presenza di Dio, in ogni circostanza.