Camminare insieme verso orizzonti di fraternità e di cura


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Carissimi Fratelli e sorelle,

tra qualche giorno avrà inizio il tempo di Quaresima e per questo ho deciso di rivolgere un messaggio per stimolare tutti ad aprire il cuore e ad approfittare di un tempo favorevole di grazia che ci viene messo a disposizione dalla misericordia di Dio e dalla pedagogia materna della Chiesa.

1. Riscoprire un tempo di grazia

Purtroppo, la Quaresima spesso è considerata, e in alcuni casi anche vissuta, quasi come il residuo storico di pratiche penitenziali del passato. Per questo oggi è quantomai necessario aiutare i nostri fedeli, soprattutto i lontani, a riscoprire questo tempo liturgico come un’occasione di grazia in cui tutti siamo chiamati ad una più vivida partecipazione al mistero pasquale di Cristo: questo è il senso profondo di questo tempo di quaranta giorni che preparano alla celebrazione della Santa Pasqua. Collocato in questa prospettiva, l’itinerario quaresimale riscopre il suo vero protagonista che è il Signore: è lui colui che purifica e santifica efficacemente la Chiesa, sua sposa. Quindi, rispondendo all’iniziativa divina, siamo chiamati a vivere il percorso dei quaranta giorni con il vivo desiderio di essere disponibili nei confronti dell’azione salvifica del Signore e di partecipare, sempre più profondamente, al mistero di Cristo morto e risorto.

La spiritualità quaresimale, proprio perché profondamente radicata nel mistero pasquale, ha un carattere essenzialmente battesimale ed ecclesiale: è il tempo della grande convocazione del popolo che è chiamato a lasciarsi purificare e santificare dal suo Salvatore, ma è anche l’occasione in cui essa si riscopre come comunità battesimale, ossia comunità dei credenti che è chiamata ad esprimere, con una continua conversione, l’evento sacramentale che la genera.

Nella luce di queste premesse teologiche, si comprendono agevolmente le caratteristiche fondamentali della spiritualità quaresimale che si configura come un cammino pasquale, battesimale-penitenziale ed ecclesiale. I mezzi per tale cammino nello Spirito, quelli decisivi secondo la tradizione, sono: l’ascolto frequente e abbondante della Parola di Dio; la preghiera intensa e prolungata; il digiuno; le opere di carità.

2. Una Quaresima nella pandemia

Questi dati costitutivi del percorso quaresimale vanno, quest’anno, calati in un particolare contesto ecclesiale e sociale, quello della pandemia, che ha messo in crisi tante certezze che sostenevano le nostre vite. Tutti oggi ci sentiamo più vulnerabili perché abbiamo toccato con mano il nostro limite e anche perché abbiamo sperimentato una reale paura della morte. In questi lunghi mesi di pandemia molti hanno perso alcune persone care, tanti hanno perso il lavoro e tutti abbiamo compreso quanto siano importanti le relazioni interpersonali che abitano il nostro quotidiano. 

In questa situazione di prova, chi ha voluto riflettere, chi si è concesso dei momenti di silenzio e riflessività, ha potuto riscoprire il valore delle cose semplici e l’importanza di tenere lo sguardo fisso sulle cose che sono veramente essenziali. Tra esse, va menzionata sicuramente l’esigenza di una fraternità rinnovata, un luogo in cui sperimentare la cura reciproca e il riconoscimento della dignità inviolabile di tutti. Tutti, infatti, avvertiamo nel profondo della nostra coscienza il legame che ci annoda profondamente agli altri: di essi abbiamo bisogno, verso di essi e verso il mondo abbiamo un’ineludibile responsabilità.

Molti, in questi giorni difficili, si stanno interrogando sul futuro. Istintivamente, tutti auspichiamo un ritorno alla normalità ma, prima che questo accada, penso che sia decisivo porsi con franchezza una domanda: la vita prima della pandemia era veramente normale?  Era normale l’esclusione sociale dei poveri e la povertà diffusa? Era normale lo sfruttamento senza controllo della natura e la distruzione dell’ambiente? Era normale il diffondersi delle guerre e l’indebitamento dei paesi emergenti? Era normale la pandemia dell’egoismo e la disaffezione per il bene comune?

3. Convertire lo sguardo e lo stile

Tali considerazioni ci dovrebbero portare a vivere la Quaresima in profonda obbedienza al tempo che stiamo vivendo e quindi pienamente impegnati in un percorso di conversione che porti ad un nuovo modo di guardare al mondo. Di fronte al fallimento di un sistema fondato sull’accumulo, sulla crescita infinita e sullo sfruttamento sconsiderato delle persone e delle cose, occorre lavorare duramente su se stessi e impegnarsi in uno sforzo educativo in vista di una conversione comunitaria che riporti in primo piano l’essenziale della fraternità e della cura. Queste disposizioni relazionali sono legate da un rapporto circolare, dal momento che la scoperta di ciò che ci lega nella fraternità prende poi necessariamente corpo nella cura di se stessi, degli altri, del lavoro, della salute. Per riscoprire la cura che nasce dalla fraternità occorre una conversione particolare, quella che si realizza quando le persone e le comunità cambiano il loro stile di vita, ma questo può accadere solo quando, previamente, muta significativamente anche la prospettiva con la quale si legge la realtà. Infatti, solo se, facendo tesoro degli eventi drammatici che stiamo vivendo, sapremo convertirci dal paradigma perverso del “successo - potere - accumulo”, potremo guardare alle cose della vita in modo nuovo, perché il paradigma del passato ha portato conseguenze antropologiche devastanti: crisi sociale e ambientale, fame e povertà, paura e depressione.

4. Un cammino guidato dal Signore

Nella luce delle precedenti considerazioni invito tutti a vivere il cammino quaresimale come un itinerario verso un nuovo paradigma e quindi verso un nuovo stile di vita. Sono certo che il Signore, in questo tempo, si aspetti da noi proprio questo: che viviamo questa stagione, veramente difficile, come un nuovo esodo verso una rinnovata cultura della fraternità e della cura. A tal scopo esorto tutti i credenti a vivere questo periodo con grande impegno: non manchi a nessuno un abbondante ascolto della Parola e un’esperienza rinnovata della preghiera, vissuta come incontro con il Signore che offre respiro alla nostra esistenza; non manchi in nessuno l’impegno ascetico del digiuno, soprattutto quello che ci libera dall’egoismo, e le opere di carità, specialmente quelle che nascono dalla riscoperta della fraternità e della cura verso se stessi e verso gli altri.

Sono sicuro che il vero protagonista di questo cammino esodale sarà il Signore, perché, come è attestato chiaramente in tutta la storia della salvezza, l’umanità cambia significativamente in meglio solo quando Dio interviene nelle vicende umane. Anche in questo tempo difficile, ma pieno di desiderio di novità e di tanti semi di speranza, il Signore ci aiuterà a cambiare il cuore, a superare la sclerocardia dell’egoismo e ad approdare verso orizzonti di fraternità e di cura, quelli che nel suo progetto ha stampato nel nostro essere e nel nostro desiderio più profondo.

Affido il cammino della nostra Chiesa alla vergine Maria. Sono convinto che, sotto il suo sguardo, prenderemo finalmente sul serio la Parola dell’Eterno e che, con la sua protezione, muoveremo finalmente passi nuovi su cammini inediti di speranza e di futuro.

Buona Quaresima! Buon cammino a tutti!

+Angelo Raffaele - Arcivescovo